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196 sull'oceano


la cosa a sua madre. — Portate il foglio al comandante — le avevan detto. — Fatela chiamare dal Commissario. — La metteranno ai ferri. La manderanno alla berlina sul ponte. — La condanneranno al tribunale d’America. — Allora essa aveva staccata la carta, singhiozzando, e aveva aspettato che la calunniatrice comparisse. Questa era discesa poco dopo, ed era la loschetta cruscosa dal pelo rosso, incapricciata dello scrivanello, e gelosa come una bestia. Al primo: — Eccola là, — la genovese le era corsa incontro, seguitata dalle comari, affamate d’una scenaccia. Quella s’era fatta bianca, alzando il capo, nondimeno, in atto di sfida. Ma la buona ragazza non aveva fatto altro che porgerle il foglio dicendo con voce tremante: — E ben, cose v’ho faeto? (Ebbene, cosa v’ho fatto?) La prontezza con cui l’altra aveva afferrato e stracciato il corpo del delitto, era una confessione involontaria, che rendeva doppiamente inutili le sue denegazioni. Ma la genovese, senza aggiunger parola, era risalita, sconvolta e piangente, sopra coperta, e non s’era lagnata con nessuno. Il Commissario, risaputa la cosa e chiamata in ufficio la rea, che giurava colle mani e coi piedi d’essere innocente, s’era dovuto contentare di minacciarle i ferri, e che un’altra