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ancora a lei un soffio d’ilarità che passò per i crocchi sbadiglianti sul cassero, durante l’ora grave della chilificazione. Correva di bocca in bocca fin dalla mattina un ingenuo sproposito che rivelava quanto fossero incomplete e confuse le idee geografiche sotto quella capricciosa capigliatura d’oro. L’agente, incontrandola, le aveva detto: — Signora, quest’oggi passeremo il tropico del Cancro. — Ed essa aveva risposto con allegrezza: — Oh finalmente! almeno si vedrà qualche cosa.

Io però non capivo ancora come a bordo fosse possibile d’annoiarsi: anzi mi rallegrava la vista degli annoiati per la stessa ragione che si prova più piacevole il sentimento della salute in mezzo a gente che soffra il mal di mare. E quel giorno non mi poteva mancare lo spettacolo: tra il tocco e le quattro specialmente, che è sempre l’ora più terribile, incominciai a veder delle facce da far dire: — A momenti costui si decompone, e bisognerà spazzarlo fuor di coperta. — Non era la noia che il Leopardi chiama il più grande dei sentimenti umani; ma un imbecillimento compassionevole, che si manifestava in una cascaggine generale di palpebre, di guance, di labbra, come se le facce fos-