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rancori e amori 113


nell’anima dal saluto freddo d’un conoscente incontrato in via Barbaroux.... Che pietà! Ora quelli paion ricordi d’un’altra esistenza, che risorgono un momento appena, e precipitano, s’affogano in quell’abisso smisurato che ci si apre sotto ed intorno. E ci abbandoniamo al mare sopra una nave immaginaria che vada e vada senza posa, di là dalle ultime terre, per quell’immenso oceano australe, da cui tutti i continenti apparirebbero a un Micromega come raggruppati, rattratti nell’altro emisfero per la paura della sua solitudine. Ma in quella solitudine si perde e si sgomenta la fantasia, e rivola con desiderio impetuoso fra la razza umana, in mezzo alle creature più amate, in quella stanza, dove sono raccolti quei visi, al chiarore d’un lume, che brilla ora alla nostra mente come un sole. Ma quei visi non sorridono, e su tutti è dipinta un’inquietudine pensierosa, e l’idea che ogni giro dell’elica accresce la distanza enorme che ci separa da loro, ci rattrista. Distanza enorme? Per scemarla nel nostro concetto, ci proviamo a rimpicciolire il pianeta col paragone dell’universo: una goccia d’acqua sopra una molecola di mota: quale distanza possono interporre gl’infusori fra loro? Ma il pensiero è forzatamente ricondotto alla compa-

De Amicis, Sull'Oceano. 8