per due. Ma co’ no ghe xè fortuna, ogni cosa va alla diavola. Sul podere c’era qualche ipoteca, e poi... cento e dieci lire d’imposta, due annate cattive da principio: insomma, eglj s’era rotto la schiena per cinque anni senza riuscire a cavarsela. E sì che la muger sfondava al lavoro quanto un uomo; ma eran cinque bocche, e tre non aiutavano. Stroncarsi l’anima, esser sempre indebitato, e polenta e sempre polenta, e veder i figliuoli che deperivano di giorno in giorno, non era una cosa che potesse durare. Poi una lunga malattia della ragazza. Da ultimo il fulmine gli aveva ammazzato una vacca. E allora, buona notte. Aveva venduto tutto, voleva un po’ vedere se in America ci fosse modo di strappar la vita. Buona volontà e coraggio non gli mancavano... Ma co’ no ghe xè fortuna! — Poi disse con premura: — Saludè, putei, che pien la paronçina. — E fui molto stupito di veder venire innanzi, in mezzo alla folla di prua, la signorina dalla croce nera, col suo vestito color verdemare, appoggiata al braccio della sua compagna, più pallida, più esile che non l’avessi mai vista. S’avvicinò alla famiglia, domandò notizie alla ragazza, in veneziano, e passò la mano sulle teste dei gemelli: poi cavò di tasca un piccolo pacco, che doveva esser di
De Amicis, Sull'Oceano. |
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