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burgos. 81


vanzali. Tutte le strade sembrano parate a festa; a ogni svoltata è un colpo d'occhio diverso; in ogni parte è come una gara di colori, che fanno a quale tira più gli sguardi; vien quasi da ridere; vi son colori che non si son mai visti sui muri; verde, incarnato, porporino; colori di fiori strani, di salse, di dolci, di stoffe da veste da ballo; se ci fosse a Burgos un manicomio di pittori si direbbe che la città fu colorita un giorno che scapparono i pazzi. A render più grazioso l'aspetto delle case, moltissime finestre hanno dinanzi una specie di terrazzino coperto, chiuso davanti da un'ampia vetrata, come una scansía da museo; uno a ogni piano, per lo più, e quel di sopra appoggiato su quel di sotto, e il più basso sulle vetrine d'una bottega, in modo che dal suolo al tetto paion tutti insieme una vetrina sola d'una bottega smisurata; e dietro ai vetri d'ogni piano si vedono, come messi in mostra, visini di ragazze e di fanciulli, fiori, paesaggi e figurine di carta di Francia, tende ricamate, trine, rabeschi. S'io non l'avessi saputo, non mi sarebbe mai caduto in mente che una città siffatta potesse essere la Capitale della Vecchia Castiglia, il cui popolo ha fama di grave e di austero; l'avrei creduta una delle città andaluse dove la gente è più allegra; m'ero figurato di vedere una matrona meditabonda, e avevo trovato una mascherina ghiribizzosa.

Fatti due o tre giri, riuscii in una vasta piazza, chiamata Piazza Maggiore, o Piazza della Costituzione, tutta cinta di case color di melagrano, con