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saragozza. | 65 |
e gridi alla Spagna: — Signori, ora comando io, e chi alza le corna, legnate! E allora avremo la vera libertà.”
Il bottegaio, il quale non credeva che la vera libertà consistesse nel pigliarsi delle legnate sulle corna, protestò; l’altro ribattè; il battibecco durò un pezzo. Si venne poi a parlare della Regina; e il capomaestro dichiarò che, sebbene fosse repubblicano, aveva per Donna Vittoria un profondo rispetto e una calda ammirazione. “Tiene mucho (molto) de aquí” disse toccandosi la fronte col dito. — “Es verdad que sabe el griego?” — (È vero che sa il greco?)
“E come!” risposi.
“Hai inteso, eh?” domandò l’altro.
“Sì,” rispose il bottegaio brontolando; “pero no se govierna à España con el griego.”
Concedeva però anche lui che, regina per regina, era a desiderarsi d’averne una dotta e savia, digna de sentarse en el trono de Isabel la Catòlica, la quale, come tutti sanno, conosceva il latino quanto un professore consumato; piuttosto che una di queste regine cervelline che non hanno il capo ad altro che alle feste ed ai favoriti. In una parola, non voleva vedere in Ispagna la casa di Savoia; ma se qualche cosa poteva piegarlo un po’ in di lei favore, era il greco della Regina. Che galante repubblicano!
V’è però in codesta gente una generosità di cuore, e un vigore di animo che giustifica la loro onorevole
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