e più sensate parole che si sian forse pronunziate in Spagna da parecchi anni a questa volta; parole che se tutta la Spagna avesse raccolte e meditate, forse ella si sarebbe risparmiate molte delle calamità che l'hanno colpita e che l'aspettano; parole che forse, un giorno, qualche spagnuolo rammenterà sospirando, e che già fin d'ora traggono dagli avvenimenti una luce meravigliosa di verità e di bellezza. E poichè i versi son gentili e facili, io li trascrivo. La poesia è intitolata Dio e il Re, e dice così:
«Dios, en todo soberano,
Creò un dia á los mortales,
Y á todos nos hizo1 iguales
Con su poderosa mano.
No reconoció Naciones
Ni colores ni matices2
Y en ver los hombres felices
Cifró sus aspiraciones.
El Rey, che su imágen es,
Su bondad debe imitar
Y el pueblo no ha de indagar
Si es aleman ó francés.
¿Porqué con ceño3 iracundo
Rechazarle4 siendo bueno?
Un Rey de bondades lleno5
Tiene por su patria el mundo.
Vino6 de nacion estraña
Cárlos Quinto emperador,
Y conquistó su valor
Mil laureles para España.
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- ↑ fece.
- ↑ sfumature.
- ↑ cipiglio.
- ↑ respingerlo.
- ↑ si legge glieno e significa pieno.
- ↑ venne.