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granata. | 465 |
Era una spaventevole vecchia tutta naso e tutta mento, con un gran ciuffo di capelli bianchi ritto sul capo a modo di pennacchio, con una bocca che pareva la buca delle lettere, con poco più d’una camicia addosso, nera, incartapecorita, mummificata; la quale mi si avvicinò inchinandosi e sorridendo, e tendendo le mani per afferrare le mie.
"Che volete?" domandai facendo un passo indietro.
"La ventura!" gridarono tutti.
"Ditemi dunque la ventura," risposi tendendo la mano.
La vecchia strinse fra le sue dieci, non dico dita, ma ossi informi, la mia povera mano, vi posò su il suo naso aguzzo, rialzò il capo, mi guardò fisso, appuntò il dito verso di me, e dondolandosi e fermandosi ad ogni frase, come se recitasse delle strofette, mi disse con accento ispirato:
— Tu has nacido en un dia señalado. — (Tu sei nato in un giorno segnalato.)
— Y el dia que morirás será un dia señalado tambien. — (E il giorno che morirai sarà pure un giorno segnalato.)
— Tu tienes un caudal asombroso. — (Possiedi ricchezze spaventose.)
Qui borbottò non so che d’amanti, di matrimonio, di felicità, onde capii che supponeva ch’io fossi ammogliato, e poi soggiunse:
— El dia que te casaste hubo en tu casa muchos dares y tomares. — (Il giorno che ti ammogliasti si fecero grandi feste in casa tua: vi furono molti dare e pigliare.)
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