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granata. | 449 |
nata, fu adornato di dugento bandiere conquistate da lui. I suoi emuli invidiosi, ed in particolar modo i Tesorieri nel regno di Napoli, nel 1506, indussero il Re a chieder conto a Gonzalo dell’uso che aveva fatto delle grandi somme ricevute dalla Spagna per le spese della guerra in Italia; e in fatti il Re fu tanto piccino da acconsentire ed anco assistere all’atto della conferencia.
Gonzalo accolse quella domanda con altissimo disprezzo, e si propose di dare una severa lezione ai Tesorieri ed al Re, intorno al modo di trattare e considerare un conquistatore di Regni.
Rispose con grande indifferenza e serenità che avrebbe preparato i conti per il giorno seguente, e fatto vedere chi dei due fosse il debitore, se lui o il fisco: il quale reclamava centotrenta mila ducati rimessigli per prima rata; ottanta mila scudi per la seconda, tre milioni per la terza, undici milioni per la quarta, tredici per la quinta; e così seguitava a riferire il grave, gangoso (dalla voce nasale) e scimunito segretario che autorizzava un atto così importante.
Il gran Gonzalo mantenne la sua parola; si presentò alla seconda udienza, e tirato fuori il voluminoso libro nel quale aveva notate le sue giustificazioni, cominciò a leggere a voce alta e sonora le seguenti parole:
«Ducento mila settecento trentasei ducati e nove reali ai frati, alle monache e ai poveri, affinchè pregassero Dio per il trionfo delle armi spagnuole.
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