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granata. | 445 |
profanato dal circonciso, faceva disfare e rifare, qualche volta, persino l’impiantito. E trovò modo di litigare anche morendo. Essendo ridotto in fin di vita, e presentandogli il confessore un crocifissaccio fatto coll’accétta perchè lo baciasse, egli lo spinse in là colla mano, e disse: — Padre, datemi una croce nuda, perchè io possa venerare Gesù Cristo come egli è in sè e come io lo contemplo nella mia mente. — Con tutto ciò, aveva un cuore eletto, caritatevole, abborriva da ogni volgare azione, ed amava di profondo e purissimo amore l’arte in che si rese immortale.
Tornando alla chiesa, quando ebbi fatto il giro di tutte le cappelle e mi disponevo ad uscire, mi colse il sospetto che qualcosa mi rimanesse ancora a vedere. Non avevo letto la Guida e nessuno m’aveva detto nulla; ma io mi sentivo dentro una voce che mi diceva: — Cerca! — e cercavo infatti cogli occhi da tutte le parti senza saper che cercassi. Un cicerone mi osservò, mi si avvicinò, come fanno tutti, di sbieco, come un assassino, e mi domandò con aria di mistero: "Quiere Usted algo?" (Vuol qualche cosa?)
"Vorrei," risposi, "che mi diceste se c’è altro da vedere in questa cattedrale, oltre a quello che si vede di qui!"
"Cómo!" esclamò il cicerone, "todavia no ha visto Usted la capilla real?"
"Che c’è nella cappella reale?"
"Que hay? Caramba! Nada ménos que los sepulcros de Ferdinando é Isabel la Católica!"
Volevo dire! Avevo nella mente il posto preparato