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malaga. 387


«..... Sono nel bastimento Guadaira — ho alle spalle l'Oceano e dinanzi il Mediterraneo, a sinistra l'Europa e a destra l'Affrica. Vedo di là il capo di Tarifa e a destra le montagne della costa affricana, che appaiono un po' in confuso come una nuvola grigia; vedo Ceuta, vedo un po' più là, come una macchia bianca, Tangeri; e in dirittura del bastimento lo scoglio di Gibilterra. Il mare è quieto come un lago e il cielo color di rosa e d'oro. Tutto è sereno, bello e magnifico, e io mi sento nella mente una inesplicabile e dolcissima confusione di grandi idee, che se potessero esser tradotte in parole, mi pare che riuscirebbero in una gioiosa preghiera cominciata e chiusa col tuo nome.....»


Il bastimento si fermò nel golfo di Algesira: tutta la compagnia dei cantanti scese in una gran barca venuta di Gibilterra, e s'allontanò agitando ventagli e fazzoletti in atto di saluto. Quando il bastimento ripartì, imbruniva. Allora potei misurar per ogni verso collo sguardo la mole enorme dello scoglio di Gibilterra. Da principio mi pareva che in pochi minuti ce lo saremmo lasciato alle spalle; ma furon ore. Via via che ci avvicinavamo, ingigantiva, e ogni momento presentava un nuovo aspetto; ora il profilo d'un mostro smisurato, ora l'immagine d'una scala immensa, ora la forma d'un castello fantastico, ora un ammasso informe come d'un mostruoso aereolito caduto da un mondo spezzato in