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Impressioni di Cadice — Cadice è uno dei più stravaganti e graziosi capricci umani. Non son bianchi soltanto i muri esterni delle case: son bianche le scale, bianchi i cortili, bianche le pareti delle botteghe, bianchi i muricciuoli, bianchi i pilastri, bianchi gli angoli più riposti e più oscuri delle case più povere, delle strade più appartate; bianco ogni cosa dai tetti alle cantine, per tutto dove può entrare la punta di un pennello, persino i fori, persino le screpolature, persino i nidi degli uccelli. In ogni casa è un deposito di calce e di bianco, e ogni volta che l'occhio scrutatore degli inquilini scopre una macchietta, si dà di piglio al pennello e si copre. I servitori non sono ricevuti dalle famiglie se non sanno fare l'imbianchino. Uno scarabocchio di carbone sur un muro è uno scandalo, un attentato contro la quiete pubblica, un atto di vandalismo. Potete girar tutta la città, guardar dietro a tutte le porte, ficcare il naso in tutti i bugigattoli, e non troverete che bianco e sempre bianco ed eternamente bianco.
Con tutto questo, Cadice non arieggia nemmeno alla lontana le altre città andaluse. Le sue strade sono lunghe e diritte, e le case alte, e senza i patios di Cordova e di Siviglia. Ma per questo l'aspetto della città non riesce men nuovo e gradevole agli occhi dello straniero. Le strade sono diritte, ma strette, e poichè sono anche lunghissime, e molte attraversano tutta la città, così vi si vede in fondo, come per lo spiraglio d'una porta, una sottilissima lista di cielo, che fa parer quasi che la città sia costrutta