Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
cadice. | 379 |
a una vasta pianura allagata. Una lunga e sottilissima striscia di terra l'unisce al continente; da tutte le altre parti è bagnata dal mare, come un bastimento sul punto di far vela, non trattenuto più alla riva che da una catena. A poco a poco si distinsero i contorni dei campanili, i profili delle case, le imboccature delle strade; e ogni cosa pareva più bianco via via che ci avvicinavamo, e per quanto guardassi col canocchiale, non mi veniva fatto di trovare in quella bianchezza il più piccolo neo, neanco sopra gli edifizi, neanco intorno al porto, neanco negli estremi sobborghi. Si arrivò nel porto dove non erano che pochi bastimenti a grande distanza gli uni dagli altri, scesi in una barca senza neppur portare con me la valigia perchè dovevo ripartir la stessa sera per Malaga, e così vivo era il mio desiderio di veder la città, che quando la barca giunse alla riva, spiccai innanzi tempo il salto e caddi in terra come corpo morto, che risenta ancora, ahimè! i dolori d'un corpo vivo.
Cadice è la città più bianca del mondo; e non gioverebbe oppormi che non vidi tutte le città, perchè ho per me la buona ragione, che una città più bianca d'una che è superlativamente e completamente bianca non ci può essere. Cordova e Siviglia non han nulla che fare con Cadice; quelle son bianche come la carta, Cadice è bianca come il latte. Per darne una idea, non ci sarebbe di meglio che scrivere mille volte di seguito la parola «bianca» con una matita bianca su carta azzurra e notare in margine: —