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348 | siviglia. |
tutte le fanciulle che vi perdettero il fior verginale; quella prodigiosa varietà di colori e di fregi che a somiglianza di una concitatissima e sempre cangiante sinfonia vi leva i sensi in non so quale smarrimento fantastico che vi fa dubitar di sognare; quell'architettura delicata e leggerissima, tutta colonnine che paion braccia di donne, archetti capricciosi, stanzini, volte affollate di ornamenti che pendono in forma di stallatiti, di diacciuoli e di grappoli, variopinte come aiuole fiorite; tutto questo vi mette il desiderio di sedervi in mezzo a una di quelle sale, e di star là premendovi sul cuore una bella testa bruna d'Andalusa, che vi faccia dimenticare il mondo e il tempo, e con un lunghissimo bacio che vi assorbisca la vita vi addormenti per sempre.
Al pian terreno, la più bella sala è quella degli ambasciatori, formata da quattro grandi archi che sostengono una galleria di quarantaquattro archi minori, e in alto una leggiadra cupola scolpita, dipinta, dorata, ricamata con una grazia inimitabile e uno sfarzo favoloso. Al piano superiore, dov'eran gli appartamenti d'inverno, non rimane che un oratorio di Ferdinando e d'Isabella la Cattolica, e una piccola stanza che si dice sia quella in cui dormiva il re Don Pedro. Di qui si scende per una scala stretta e misteriosa nelle stanze in cui abitava la famosa Maria di Padilla, favorita di Don Pedro, che la tradizione popolare accusa d'aver istigato il re al fratricidio.
I giardini dell'Alcazar non sono molto vasti, nè