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siviglia. 339


vescovo che, da uomo scrupoloso, pigliava l'ordine del papa alla lettera, non si potè opporre alla ripetizione della cerimonia. Così si continuò a ballare e si balla e si ballerà fin che piaccia ai canonici e a Domeneddio.

Mentre stavo per uscir dalla chiesa, un sacrestano mi fece un cenno, mi condusse dietro al coro, e m'indicò una lastra del pavimento, sulla quale lessi una iscrizione che mi fece battere il cuore. Sotto quella pietra sono sepolte le ossa di Ferdinando Colombo, figlio di Cristoforo, nato a Cordova, morto a Siviglia il 12 luglio del 1536, nell'età di cinquant'anni. Sotto l'iscrizione si leggono alcuni distici latini del seguente significato:

«Che vale ch'io abbia bagnato dei miei sudori l'intero universo, ch'io abbia percorso tre volte il nuovo mondo scoperto da mio padre, ch'io abbia abbellito le rive del tranquillo Beti, e preferito i miei gusti semplici alle ricchezze per riunire intorno a te le divinità della sorgente di Castalia, e offrirti i tesori raccolti già da Tolomeo, se tu, passando in silenzio su questa pietra, non rivolgi nemmeno un saluto a mio padre, e a me un lieve ricordo?»

Il sacrestano che ne sapeva più di me, mi spiegò questa iscrizione. Ferdinando Colombo fu, giovanissimo, paggio di Isabella la Cattolica e del principe Don Giovanni; viaggiò nelle Indie con suo padre e suo fratello, l'ammiraglio Don Diego, seguì l'imperatore Carlo V nelle sue guerre, fece altri viaggi in Asia, in Affrica e nell'America, e per tutto raccolse