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siviglia. | 329 |
dei patios, fiori, statue, fontane, fughe di sale, muri coperti di arabeschi, finestrine arabe, sottili colonne di marmi preziosi; e a ogni finestra, in ogni giardino, donnine vestite di bianco, mezzo nascoste, come timide ninfe, fra le foglie dei pampini e i cespugli delle rose.
Di strada in strada arrivai alla riva del Guadalquivir, sui viali del passeggio della Cristina, che è per Siviglia ciò che per Firenze il Lungarno. Qui si gode uno spettacolo incantevole.
Mi avvicinai prima alla famosa Torre dell’Oro. Questa famosa Torre, chiamata dell’Oro o perchè vi si chiudeva l’oro che i bastimenti spagnuoli portavano dall’America, o perchè il re Don Pedro vi nascondeva i suoi tesori, è ottagona, formata da tre piani rientranti, coronata di merli e bagnata dal fiume. La tradizione narra che questa torre fu costrutta al tempo dei Romani, e che vi soggiornò per lungo tempo la bellissima favorita di quel Re, quando la torre era congiunta all’alcazar da un edifizio che venne demolito per far luogo al passeggio della Cristina.
Questo passeggio si stende dal palazzo del duca di Montpensier fino alla Torre dell’Oro ed è tutto ombreggiato da platani d’Oriente, da quercie, da cipressi, da salici, da pioppi, e d’altri alberi del settentrione, che gli Andalusi ammirano come ammireremmo noi le palme e gli aloè nelle campagne del Piemonte e della Lombardia. Un gran ponte accavalcia il fiume, e conduce al sobborgo di Triana, del quale si vedono le prime case sulla sponda opposta. Una lunga fila