dissimo, si vedevano in lontananza i monti della Sierra di Segura. A un tratto, mi vien fatto uno di quei rapidi movimenti, che par che rispondano a un grido interno di stupore: i primi aloè, dalle ampie foglie carnose, inaspettati annunziatori della vegetazione del Tropico, sorgono ai lati della via. Al di là cominciano ad apparire i campi tempestati di fiori. I primi tempestati, quei che seguono quasi coperti, poi vaste distese di terreno vestite interamente di rosolacci, di margherite, di fioralisi, di pratoline, di primavere, di ranuncoli, in modo che la campagna si presenta come una successione d'immensi tappeti di porpora, d'oro, di neve; e lontano, in mezzo agli alberi, innumerevoli striscie azzurre, bianche, gialle, a perdita d'occhio; e vicino, sulle sponde dei fossi, sui rialzi, fin sulla scarpa, fin sulla proda della via, fiori a strati, a cespi, a ciuffi, gli uni sugli altri, aggruppati a guisa di grandi mazzi, tremolanti sugli alti steli, che quasi si toccano colla mano. Poi campi biondeggianti di grano dalle grossissime spighe, fiancheggiati da lunghi roseti; poi boschetti d'aranci, vasti oliveti, collinette variate di cento sfumature di verde, sormontate d'antiche torri moresche, sparse di casine variopinte, e tra l'una e l'altra, ponti bianchi e snelli che accavalciano rigagnoli nascosti dagli alberi. All'orizzonte appaiono le cime nevose della Sierra Nevada; sotto quella striscia bianca, altre strisce azzurre, ondulate, dei monti più vicini; la campagna di più in più variata e florida; Arjonilla, in mezzo a un bosco d'olivi, di cui non si scorgono i confini;