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292 | cordova. |
quella del Guadalquivir, famosa per canti di poeti e gesta di briganti. La strada corre tratto tratto fra due pareti di sasso tagliate a picco, alte tanto, che per vederne la sommità convien mettere tutta la testa fuor del finestrino, e torcere il viso in su, come per guardare il tetto del carrozzone. Altrove le roccie son più distanti, e sorgono le une sulle altre, le prime in forma di macigni enormi franati, le ultime ritte, sottili, simili a torri ardite, innalzate su smisurati bastioni; in mezzo, un ammonticchiamento di massi, tagliati a denti, a scalini, a creste, a gobbe, dove quasi sospesi in aria, dove separati da caverne profonde e da precipizi spaventevoli, che presentano una confusione di forme capricciose, di abbozzi fantastici d'edifizi, di figure gigantesche, di rovine, e offrono a ogni passo mille profili ed aspetti inattesi; e su quella infinita varietà di forme un'infinita varietà di colori, di ombre, di guizzi, di sbattimenti di luce. Per lungo tratto, a destra, a sinistra, in alto, non si vede che pietra, senza una casa, senza un sentiero, senza un palmo di terra dove si possa posare il piede d'un uomo; e man mano che si va oltre, roccie, burroni, precipizii, ogni cosa s'allarga, s'approfonda, s'innalza, fino al punto culminante della Sierra, dove la sovrana maestà dello spettacolo strappa un grido di meraviglia.
Là il treno si arrestò per qualche minuto, e tutti i viaggiatori misero la testa fuor del finestrino.
"Aquí," disse un tale ad alta voce, "iba sal-