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vendetta del conte Giuliano, il tradimento, l'invasione."

A questo punto mi parve d'averne inteso abbastanza; diedi al custode un paio di reali ch'ei prese e mise in tasca con un atto dignitoso, e dato un ultimo sguardo a Toledo, discesi.

Era l'ora della passeggiata; la strada principale, larga appena tanto da potervi passare una carrozza, era piena di gente; ci sarà stato un qualche centinaio di persone, ma parevano una gran folla; imbruniva, le botteghe si andavano chiudendo, e qualche raro lume cominciava a brillare qua e là. Andai a desinare, ed uscii subito per non perdere lo spettacolo della passeggiata. Era notte, non v'era altra illuminazione che il chiarore della luna, non si vedeva la gente in viso, mi pareva d'essere in mezzo a una processione di spettri, mi prese la malinconia. — Pensare che son solo, — dicevo; — che in tutta questa città non c'è un'anima che mi conosca, che se cascassi morto in questo momento, non ci sarebbe un cane che direbbe: — Poveretto! Era un buon diavolo! — Vedevo passare dei giovanotti allegri, dei padri di famiglia coi loro bambini, degli sposi, o che avevan l'aria di sposi, con una bella creaturina a braccetto; tutti avevano una compagnia, parlavano, ridevano, e passavano senza neanco gettarmi uno sguardo. Quanto ero tristo! Quanto sarei stato felice se un ragazzo, un povero, una guardia di polizia fosse venuta a dirmi: — Signore, mi par di conoscerla! — È impossibile, sono uno straniero, non sono mai stato a To-