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toledo. | 277 |
leggiere colonne; con una monumentale gradinata di marmo, che s'alza nel mezzo del lato opposto alla porta, e si divide, a poca altezza dal suolo, in due branche, che menano, l'una a destra e l'altra a sinistra, nell'interno del palazzo. Per godere la bellezza del cortile bisogna andarsi a porre dove la scala si biforca, là si abbraccia con uno sguardo tutta l'armonia dell'edifizio che produce un senso di allegrezza e di piacere come un gran concerto musicale di gente sparpagliata e nascosta.
Fuor che il cortile, le altre parti dell'edifizio, le scale, le stanze, i corridoi, ogni cosa è rovinato o cade in rovina. Ora si sta lavorando per ridurre il palazzo ad uso di collegio militare, s'imbiancano i muri, si rompon le pareti per far grandi dormentorii, si numerano le porte, si converte la reggia in caserma. Restano però intatti i grandi sotterranei che servivan di scuderie al tempo di Carlo V, e che possono contenere ancora parecchie migliaia di cavalli: il custode mi fece affacciare a un finestrino, dal quale vidi un abisso che mi diede un'idea della loro vastità. Poi salimmo per una serie di scale malferme in una delle quattro torri; il custode aperse colle tanaglie e col martello una finestra inchiodata, e mi disse coll'aria di chi annunzia una meraviglia: — Mire Usted! —
È un panorama immenso. La città di Toledo si vede a volo d'uccello, strada per strada, casa per casa, come se ne vedrebbe la pianta stesa sovra una tavola; qui la Cattedrale che s'alza sulla città come