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toledo. 275


ricordo dell'epoca giudaica; la sinagoga designata ora col nome di Santa Maria Blanca. Si entra in un giardino incolto, si picchia alla porta d'una casa d'aspetto meschino, la porta s'apre... È un senso piacevolissimo di meraviglia, una visione d'Oriente, la rivelazione improvvisa d'un'altra religione e d'un altro mondo. Si vedono cinque strette navate, divise da quattro lunghe file di pilastrini ottagoni, che sostengono tanti archi turcheschi appoggiati su capitelli di stucco di forme diverse; il soffitto di legno di cedro, diviso in scompartimenti uguali; qua e là, sui muri, arabeschi e iscrizioni arabe; la luce che viene dall'alto; ogni cosa bianco. La sinagoga fu ridotta dagli Arabi a moschea; la moschea, ridotta a chiesa dai Cristiani; di modo che essa non è propriamente nessuna delle tre cose; ma serba però il carattere di moschea, e l'occhio vi spazia con diletto, e l'immaginazione insegue di arco in arco le fuggenti immagini di un paradiso voluttuoso.

Visto Santa Maria la Blanca, non mi sentii più la forza di veder altro; e respingendo tutte le proposte tentatrici del cicerone, gli ordinai di ricondurmi all'albergo. Dopo un lungo andare per un labirinto di stradette solitarie, arrivammo; misi una peceta y media nella mano del mio innocente assassino, che trovò la mancia scarsa, e mi domandò ancora (quanto risi della parola!) una piccola gratificacion; ed entrai nella sala da pranzo a mangiare una costoletta, o chuleta (che si legge ciuleta), come la chiamano gli Spagnuoli con un nome