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Dalla chiesa scendemmo nel claustro che è una vera meraviglia d'architettura e di scultura. Colonne svelte e gentili, che si potrebbero spezzare in due con un colpo di martello, somiglianti a fusti d'alberelli, sostengono i capitelli sopraccarichi di statuette e di ornamenti, dai quali si spiccano, come curvi rami, archi ornati di fiori, d'uccelli, d'animali grotteschi e d'ogni maniera di fregi. I muri sono coperti d'iscrizioni in carattere gotico, frammiste a fogliami e rabeschi delicatissimi. Dove sia che si guardi, si trovan congiunte la grazia e la ricchezza con un'armonia che innamora; in un eguale spazio, non si poteva accumulare, con arte più squisita, una maggior copia di cose più gentili e più belle; è un lussureggiante giardino di scultura, è una gran sala addobbata di ricami, di trapunti e di broccati di marmo, un gran monumento maestoso come un tempio, magnifico come una reggia, delicato come un giocattolo, grazioso come un mazzo di fiori.

Dopo il claustro c'è da vedere un Museo di pittura, che non contiene se non quadri di poco pregio; e poi il Convento, coi suoi lunghi corridoi, colle sue scale anguste, colle sue celle vuote, già vicino in più punti a cadere in rovina, in altri già rovinato; per tutto nudo e squallido come un edifizio incendiato.


Poco lontano da San Juan de los Reyes, v'è un altro monumento degno d'esser veduto; un curioso