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madrid. | 247 |
parte della società alla quale si dà il nome di mondo politico, questa solamente è corrotta; il popolo, benchè pur sempre inchinevole a quei ciechi e talora selvaggi impeti di passione che tradiscono la mescolanza del sangue arabo col sangue latino, è buono, leale, capace di sensi magnanimi e di sublimi slanci d’entusiasmo. La honra de España è ancora un motto che fa battere tutti i cuori. E poi hanno modi franchi e gentili; forse men fini, ma certo più amabilmente ingenui, di quelli onde van lodati i Francesi. Invece di farvi un sorriso vi porgono un sigaro, invece di dirvi una garbatezza vi stringon la mano, e sono più ospitali a fatti che a offerte. Nondimeno le formole di saluto serbano l’antica impronta cortigianesca; l’uomo dice alla donna: — Ai suoi piedi; — la donna dice all’uomo: — Le bacio la mano; — gli uomini, fra loro, sottoscrivon le lettere col Q. B. S. M., — que besa sus manos, — come da servo a signore; gli amici soli si dicono addio e il popolo ha il suo saluto affettuoso di Vaya Vsted con Dios che val più di tutti i baci sulle mani.
Con codesta natura calda e espansiva della gente, è impossibile stare un mese a Madrid senza farsi cento amici, anche senza cercarli. Figuratevi quanti se ne può far chi li cerca. Questo era il caso mio. E non posso dir proprio amici, ma conoscenti ne ebbi tanti che non mi pareva più di essere in una città straniera. Anche gli uomini illustri sono di facilissimo abbordo e però non c’è bisogno, come altrove, di un monte di lettere e d’imbasciate d’amici per