delle splendide tradizioni dell'arte oratoria spagnuola. Questo culto della forma, questa grande facilità di parola degenera in vanità ampollosa; e certo che non s'hanno a cercare nel Parlamento di Madrid i modelli della vera eloquenza politica; ma non è men vero quello che universalmente si dice: che codesto Parlamento è fra tutti gli europei il più ricco di facondi oratori nel senso generale della parola. Bisogna sentire una discussione sur un argomento di alta politica, che muova le passioni! È una vera battaglia! Non son più discorsi, son diluvii di parole, da fare ammattire gli stenografi e confonder la testa agli uditori delle tribune! Sono voci, gesti, impeti, rapimenti d'ispirazione che fan pensare all'Assemblea francese nei giorni turbolenti della rivoluzione! Vi si sente un Rios Rosas, oratore violentissimo, che domina i tumulti col ruggito; un Martos, oratore dalla forma eletta, che uccide col ridicolo; un Pi y Margall, vecchio venerabile, che atterrisce coi sinistri pronostici; un Collantes, parlatore infaticabile, che schiaccia la Camera sotto una valanga di parole; un Rodriguez, che con meravigliosa flessuosità di ragionamenti e di giri, incalza, avviluppa e soffoca gli avversari; e in mezzo ad altri cento, un Castelar che vince e trascina amici e nemici con un torrente di poesia e di armonia. E questo Castelar, noto in tutta Europa, è veramente la più completa espressione dell'eloquenza spagnuola. Egli spinge il culto della forma fino all'idolatria; la sua eloquenza è musica; il suo ragionamento è schiavo del suo orec-