ranciati, mazzine col pomo d'argento e fiori all'occhiello. Il Parlamento spagnuolo s'attiene al figurino della moda. E quale il vestire, tale il parlare: vivo, gaio, fiorito, scintillante. Noi lamentiamo già che i nostri deputati siano solleciti della forma più che non convenga ad oratori politici; ma i deputati spagnuoli la curano assai più studiosamente e, convien dirlo, con assai miglior garbo. Non solo parlano con facilità meravigliosa, così che è rarissimo il sentire un deputato che s'interrompa a mezzo il periodo per cercare la frase; ma non c'è chi non si sforzi di parlar corretto, e di dare alla sua parola un po' di lustro poetico, un po' di sapor classico, un po' d'impronta di grande stile oratorio. I ministri più gravi, i deputati più timidi, i finanzieri più rigorosi, quand'anche parlino di argomenti lontanissimi da quanto può dare appiglio alla rettorica, infiorano i loro discorsi di bei modi da Antologia, d'aneddoti ameni, di versi famosi, d'apostrofi alla civiltà, alla libertà, alla patria; e tiran via a precipizio come se recitassero cose imparate a mente, con un'intonazione sempre misurata ed armonica, e una varietà di atteggiamenti e di gesti che non lascia luogo un istante alla noia. E i giornali, giudicando i loro discorsi, lodano l'elevatezza dello stile, la purità della lingua, los rasgos sublimes, i tratti sublimi, che vi si ammirarono, se si tratta dei loro amici, si sottintende; oppure dicono con disprezzo che lo stile è sesquipedale, la lingua corrotta, la forma, in una parola, questa benedetta forma! incolta, ignobile, indegna