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madrid. 211


gioco; negozianti di galli, giovanotti eleganti, vecchi signori aficionados vestiti di nero, con guanti neri e cravattone. Questi intorno alla gabbia. Più in là, rari nantes, qualche inglese, qualche bighellone, di quei che si vedon per tutto, i servitori del circo, una donna di mala vita, una guardia civile. Tranne i forestieri e la guardia, gli altri, — signori, toreros, negozianti, commedianti, — si conoscon tutti, e parlan tutti tra loro, a una voce sola, della qualità dei galli annunziati dal programma dello spettacolo, delle scommesse del giorno innanzi, degli accidenti delle lotte, di zampe, di penne, di sproni, di ali, di becchi, di ferite, ostentando la ricchissima terminologia dell’arte, e citando regole, esempi, galli dei tempi andati, e lotte e vincite e perdite famose.

Lo spettacolo cominciò all’ora fissata. Si presentò un uomo in mezzo al circo con un foglio in mano e cominciò a leggere; tutti tacquero. Lesse una serie di numeri che indicavano il peso delle varie coppie di galli che dovevan combattere, poichè, coppia per coppia, non possono pesare l’un più dell’altro di là d’una misura determinata del codice gallistico. Ricominciaron le chiacchiere, poi ricessarono a un tratto. Un altr’uomo con due cassette tra le braccia venne innanzi; aperse uno sportello della ringhiera, salì sul palco, e attaccò le due cassette ai due capi d’una bilancia pendente dal soffitto. Due testimoni s’accertarono che il peso era quasi eguale dalle due parti, tutti sedettero, il presidente si mise al suo posto, il segretario gridò: — Silencio! — , il pesatore