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sorilievo che rappresenta i due ufficiali spagnuoli morti il 2 maggio nella difesa del Parco d'artiglieria. Sul sarcofago sorge un piedistallo d'ordine dorico, sul quale stanno quattro statuette che simboleggiano l'amor di patria, il valore, la costanza, la virtù. In mezzo alle statue s'erge un alto obelisco, con suvvi scritto a caratteri d'oro: Dos de mayo. Intorno al Monumento si stende un giardino rotondo, intersecato da otto viali che convergono al centro; ogni viale è fiancheggiato da cipressi; il giardino è cinto d'una cancellata di ferro, circuita alla sua volta da una gradinata di marmo. Quel boschetto di cipressi, quel giardino chiuso e solitario, in mezzo al passeggio più allegro di Madrid, è come una immagine della morte in mezzo alle gioie della vita; non si può passar di là senza volgergli uno sguardo; non si può guardarlo, senza pensare; di notte, quando vi batte la luna sembra un'apparizione fantastica, e spira intorno un'aura di mestizia solenne.

Arrivò il Re, fu celebrata la messa, sfilarono tutti i reggimenti, e terminò la cerimonia. Così si celebra l'anniversario del 2 di maggio dal 1814 in poi, con una dignità, con un affetto, con una venerazione, che non onora solamente il popolo spagnuolo, ma il cuore umano. È la vera festa nazionale della Spagna, è il solo giorno dell'anno in cui tacciono le ire di parte, e tutti i cuori si uniscono in un sentimento comune. Nè in questo sentimento, come si potrebbe credere, è nulla d'amaro contro la Francia. La Spagna ha