E non si fan solo corridas di tori l'estate, nè lo spettacolo è sempre uguale. L'inverno, nel circo di Madrid, ogni domenica c'è rappresentazione; non sono quei tori belli e focosi dell'estate, non sono i grandi artisti che la Spagna ammira; son torelli di picciola mole e di piccolo animo, sono toreros non ancora provetti nell'arte; ma c'è spettacolo a ogni modo, e benchè non ci vada il Re, nè il fiore della cittadinanza, come alle corse d'estate, il circo è sempre pieno di gente. Si sparge poco sangue, non si uccidono che due tori, si chiude lo spettacolo con dei fuochi d'artifizio; è un divertimento, come dicono con disprezzo i torofili appassionati, da serve e da bambini. Ma v'è un episodio, negli spettacoli d'inverno, che diverte assai. Quando i toreros hanno ucciso i toros de muerte, l'arena rimane a disposizione dei dilettanti; da tutte le parti ci salta dentro gente; in un minuto v'è un centinaio di operai, di scolari, di monelli, chi con un mantello in mano, chi con uno scialle, chi con un cencio qualunque, affollati a destra e a sinistra del toril, pronti a ricevere il toro. La porta s'apre, un toro colle corna fasciate si slancia nell'arena, e lì comincia un parapiglia da non potersi descrivere; la folla lo circonda, lo insegue, lo tira di qua e di là, lo capea coi mantelli e cogli scialli, lo provoca e lo tormenta in mille maniere, finchè il povero animale non potendone più, è fatto uscir dall'arena, e un altro gli sottentra. È incredibile l'audacia con cui quei ragazzi gli si cac-