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194 | madrid. |
ora vi sentite quasi pigliar male; ora anche voi, come i vostri vicini, prorompete in grida, in risa e in applausi; il sangue vi fa ribrezzo, ma il coraggio meraviglioso dell'uomo vi esalta; il pericolo vi stringe il cuore, ma la vittoria vi rallegra; a poco a poco la febbre che agita la folla s'impadronisce di voi; non riconoscete più voi stesso; siete un altro; avete anche voi degli accessi d'ira, di ferocia, d'entusiasmo; vi sentite vigoroso e audace; la lotta vi accende il sangue; il balenío della spada vi mette un fremito; e poi quelle migliaia di visi, quello strepito, quella musica, quei muggíti, quel sangue, quei silenzi profondi, quei fragori improvvisi, quella vastità, quella luce, quei colori, quel non so che di grande, di forte, di crudele, di magnifico, che v'abbarbaglia, vi stordisce e vi rimescola....
Bello è il veder uscir la gente; son dieci torrenti che sgorgano da dieci porte e allagano in pochi minuti il borgo di Salamanca, il Prado, i viali di Recoletos, la strada Alcalà; migliaia di carrozze aspettano nei dintorni del Circo; per un'ora, da qualunque parte uno si volga, non vede che un formicolaio a perdita d'occhio; e tutti tacciono; le emozioni hanno spossato tutti; non si sente che il rumore dei passi; pare che la folla voglia dileguarsi furtivamente; una specie di tristezza è sottentrata alla clamorosa allegria di poc'anzi. Io, per mio conto, la prima volta che uscii da quel Circo, avevo appena tanta forza da reggermi in piedi; la testa mi girava come un arcolaio, le orecchie mi fischiavano, per tutto