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madrid. 187


sangue! — Anda que vales un tesoro! — Gli gridano delle frasi d'amore. Ha ucciso un cavallo: — Bueno! — Guarda quanta roba gli ha cavato dal ventre! — Un picador fallisce il colpo, e ferisce malamente il toro, o si perita ad affrontarlo: allora è un diluvio d'ingiurie atroci; — Poltrone! Impostore! Assassino! Vatti a nascondere! Fatti ammazzare! — Tutti s'alzano, lo segnano a dito, gli mostrano i pugni, gli tiran sul viso le scorze d'arancio e i mozziconi dei sigari, lo minacciano col bastone. Quando l'espada fredda il toro alla prima, allora sono parole da innamorati in delirio, gesti da pazzi: — Vieni qui, angelo! — Dio ti benedica, Frascuelo! — Gli mandan dei baci, lo chiamano, tendon le mani come per abbracciarlo. Che profusione di epiteti, di frizzi, di proverbi! Quanto fuoco! Quanta vita!

Ma io non dissi che delle vicende d'un toro; in un'intera corrida seguon mille accidenti. In quello stesso giorno un toro cacciò la testa sotto il ventre d'un cavallo, sollevò cavallo e cavaliere, e portatili un po' in trionfo a traverso l'arena, li scaraventò in terra tutti e due come un sacco di cenci. Un altro toro uccise quattro cavalli in pochi minuti; un terzo investì così malamente un picador, che questo cadde, diè del capo nella barriera e svenne, e fu portato via. Ma non per questo, nè per un ferimento grave, e neanco per la morte d'un torero s'interrompe lo spettacolo; il programma lo dice; se uno muore, ce n'è un altro pronto. Il toro non assalta