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186 | madrid. |
da mille parti, e giunge finalmente sotto il palco del Re. Allora tutti gli occhi si rivolgono sul Re. Il Re mette una mano in tasca, tira fuori un portasigari pieno di biglietti di banca e lo butta giù; il torero lo coglie in aria, la moltitudine prorompe in applausi. Intanto la banda suona l'aria funebre al toro; s'apre una porta, entrano di galoppo quattro stupende mule ornate di pennacchi, di fiocchi e di nastri gialli e rossi, condotte da uno stuolo di chulos che gridano e fan chioccare le fruste; trascinano via un dopo l'altro, i cavalli morti, e poi il toro, che vien subito portato in una piazzetta vicino al circo dove l'aspetta una turba di monelli, per intingere il dito nel suo sangue, dopo di che vien scorticato, tagliato e venduto. Rimasta libera l'arena, squilla la tromba, suona il tamburo: un altro toro si precipita fuori della gabbia, assalta i picadores, squarcia il ventre ai cavalli, offre il collo alle banderillas, è ucciso da un'espada; e così si presentano nell'arena, l'un dopo l'altro, senza alcuna interruzione, sei tori.
Quante scosse, quanti brividi, quanti accessi di freddo al cuore e di sangue al capo, vi pigliano durante quello spettacolo! Quanti pallori improvvisi! Ma voi, straniero, voi solo impallidite: il ragazzo che avete accanto ride, la fanciulla che vi siede dinanzi è pazza dalla gioia, la signora che vedete nel palco vicino, dice che non s'è mai divertita tanto! Che gridìo! Che esclamazioni! Là per imparare la lingua! Comparisce il toro, è giudicato da mille voci: — Che bella testa! — Che occhi! Quello farà