altra uniforme; non più cheppì, di nuovo Ros; non più mostre di panno rosso, ma di panno verde; calzoni d'altro colore; non baionette, ma daghe. Un quarto battaglione, un quarto uniforme: pennacchi, colori, armi, tutto diverso. Giungono altri battaglioni, altre foggie. Alcuni hanno l'elmo prussiano, altri l'elmo senza punta; chi ha le baionette, chi le daghe diritte, chi le daghe ricurve, chi le daghe serpeggianti; qui soldati coi cordoni, là senza cordoni, più in là cordoni di nuovo; centurini, spalline, cravatte, penne, ogni cosa cangia ad ogni tratto. E son tutte divise sfoggiate e pompose con cento colori e cento gingilli che pendono, luccicano e svolazzano. Ogni battaglione ha una bandiera di forma diversa, coperta di ricami, di nastri, di frangie; fra gli altri si vedon dei militi vestiti da paesani, con una banda qualunque cucita a lunghi punti sovra un par di calzoni rappezzati; alcuni senza cravatta, altri con cravatta nera, panciotto aperto e camicia ricamata; ragazzi di quindici, di dodici anni, armati di tutto punto, in mezzo alle file; vivandierine con sottane corte e calzoni rossi, e canestri pieni di sigari e d'aranci. Davanti ai battaglioni, è un continuo correre di ufficiali a cavallo. Ogni maggiore porta sul capo, o sul petto o sulla sella qualche ornamento di sua invenzione; ad ogni tratto passa una staffetta che non si sa a che diavol di Corpo appartenga; si vedon galloni sulle braccia, sulle spalle, intorno al collo, d'argento, d'oro, di lana; medaglie e croci fitte tanto da nascondere