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166 | madrid. |
dere un sentimento di tristezza. Vi sono immagini di Re caduti sulle quali si stende un drappo nero, altre che si ricoprono d'un velo bianco che le fa intravvedere più belle e più venerabili; su codesta, la Spagna ha steso un velo bianco. E chi sa se un giorno la vista di codesta immagine non strapperà dal petto d'ogni onesto spagnuolo un sospiro segreto, come il ricordo d'una cara persona offesa, o come una voce pacata e benigna che dica in suono di mesto rimprovero: — Eppure.... tu hai fatto male!
Una domenica il Re passò in rassegna i voluntarios de la libertad, che sono una specie di guardie nazionali italiane, colla differenza che quelli prestano un buon servizio spontaneamente, e queste non lo prestan neppur cattivo per forza. I voluntarios dovevano schierarsi lungo i viali del Prado; una folla immensa li aspettava. Quando io arrivai v'eran già tre o quattro battaglioni. Il primo era il battaglione dei veterani, tutti uomini sulla cinquantina, non pochi vecchissimi, vestiti di nero, col cappelletto alla Ros, con galloni sopra galloni, e croci sopra croci, lindi e luccicanti come allievi di Accademia, e nel mover degli occhi alteri e tardi, da confondere i granatieri della Vecchia guardia. C'era dopo un altro battaglione con un'altra uniforme: calzoni bigi, tunica aperta e rivoltata sul petto con larghe mostre di panno rossissimo; non più Ros, cheppì con pennacchio azzurro, e baionetta innastata sul fucile. Altro battaglione,