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fucilata.) Rientrato in Palazzo, riceveva il Capitano generale e il Governatore di Madrid, i quali, giusta una consuetudine antica, dovevan presentarsi ogni giorno al Re per domandargli se avesse nulla da ordinare all’esercito e alla polizia. Venivan dopo i ministri. Oltre a vederli tutti insieme in Consiglio una volta la settimana, Amedeo ne riceveva uno ogni giorno. Partito il ministro, cominciava l’udienza: Don Amedeo dava udienza ogni giorno per un’ora almeno, molte volte per due. Le domande erano innumerevoli, e gli oggetti delle domande facili a indovinarsi: sussidi, pensioni, impieghi, privilegi, croci; il Re riceveva tutti. La Regina pure riceveva; benchè non ogni giorno, a cagione del suo mutevole stato di salute. A lei spettavano tutte le opere di beneficenza. Essa riceveva in presenza d’un maggiordomo e d’una dama d’onore, alla stess’ora che il Re, ogni sorta di gente: signore, operai, donne del popolo, ascoltando pietosamente lunghi racconti di miserie e di dolori. Oltre a cento mila lire al mese ella distribuiva in opere di carità, senza contare le largizioni straordinarie agli ospizi, agli ospedali, agli altri istituti di beneficenza. Alcuni di questi fondò ella stessa. Sulla riva del Manzanare, in vista del palazzo reale, in un luogo aperto e ridente, si vede una casetta dipinta a vivi colori, con un giardinetto all’intorno, di dove, passando, si senton risa, grida e vagiti di bimbi. La Regina fece costruire quella casa per raccogliervi i figliuoli piccini delle lavandaie, i quali, mentre le