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madrid. 157


Sant’Anna che insegna a leggere alla Vergine, Cristo crocifisso, l’Annunziazione, l’Adorazione dei pastori, la Sacra famiglia, la Vergine del Rosario, Il bambino Gesù son tutti quadri mirabili e belli d’una luce queta e soave, che va all’anima. Bisogna vedere la domenica i fanciulli, le ragazze, le donne del popolo dinanzi a quelle immagini; vedere come i loro volti s’illuminano, e sentire che dolci parole escon dalle loro labbra. Il Murillo, per loro, è un santo; ne pronunziano il nome con un sorriso, come per dire: — È nostro! — e pronunziandolo, vi guardano come per imporvi un atto di reverenza. Gli artisti non ne portan tutti lo stesso giudizio; ma l’amano anche essi sopra ogni altro, e non riescono a sceverare l’ammirazione dall’amore. Il Murillo non è soltanto un grande pittore, è una grand’anima; è più che una gloria, è un affetto della Spagna; è più che un maestro sovrano del bello, è un benefattore, un ispiratore di buone azioni, una immagine cara che, afferrata una volta nelle sue tele, si porta nel cuore tutta la vita, con un sentimento di gratitudine e di devozione religiosa. È uno di quegli uomini, dei quali un non so qual sentimento secreto ci dice che li dovremo rivedere, che il rivederli ci è dovuto come un premio, che non possono essere spariti per sempre, che in qualche luogo sono ancora, che la loro vita non è stata che un lampo d’una luce inestinguibile, che dovrà apparire un giorno in tutto il suo splendore agli occhi dei mortali. Si dirà: errori della fantasia! Ah, cari errori!