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ritratto del Pizzarro, più in là il ritratto di Ferdinando Cortes; in una parete, la carta d’America che tracciò Giovanni de la Cosa, nel secondo viaggio del Genovese, sur un’ampia tela sparsa di figure, di colori, di segni, che dovevan servire a diriger le spedizioni nell’interno delle terre; vicino alla tela, un pezzo dell’albero sotto il quale riposò il conquistatore del Messico nella famosa notte triste, dopo che s’era aperto il passo attraverso l’immenso esercito che lo aspettava nella valle d’Otumba; un vaso cavato dal tronco dell’albero presso il quale morì il celebre capitano Cook; imitazioni di barche, di barconi, di zattere usate dai selvaggi; una corona di ritratti di navigatori illustri; e nella parte di mezzo un gran quadro che rappresenta le tre navi di Cristoforo Colombo, la Nina, la Pinta e la Santa Maria, nel momento in cui scopron la terra Americana, e tutti i marinai, ritti sulle poppe, agitando le braccia e gettando alte grida, salutano il nuovo mondo e ringraziano Iddio. Non v’è parola che esprima l’emozione che si prova alla vista di quello spettacolo, nè lagrima che valga quella che vi tremola negli occhi in quel punto, nè anima umana che in quel momento non si senta più grande!

Le altre sale, che son dieci, sono anch’esse piene di oggetti preziosi. Nella sala accanto al Gabinetto degli Scopritori son raccolte le memorie della battaglia di Trafalgar: il quadro della Santissima Trinità, ch’era nello stanzino di poppa della nave Real Trinidad, e che fu tolto dagl’Inglesi pochi minuti


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