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madrid. | 141 |
i Musei d’armi, di pittura, di marina, a ciascuno dei quali sarebbe poco dedicare un volume.
L’armeria di Madrid è una delle più belle del mondo. Al primo entrare nella vastissima sala, il cuore vi dà un balzo e il sangue un tuffo, e voi restate immobile sulla soglia come uno smemorato. Un intero esercito di cavalieri coperti di ferro, colle spade nel pugno, colle lancie in resta, sfolgoranti, formidabili, si slanciano contro di voi, come una legione di spettri. È un esercito d’imperatori, di re, di duchi, chiusi nelle più splendide armature che siano mai uscite dalla mano dell’uomo, sulle quali da diciotto smisurate finestre si versa un torrente di luce, che ne cava un barbaglio di lampi, di scintille, di colori, da dar le traveggole. Le pareti sono coperte di corazze, d’elmi, d’archi, di fucili, di spade, di alabarde, di lancie da torneo, di moschettoni enormi, di lancioni giganteschi che s’alzan dal pavimento alla volta; dalla volta pendon bandiere di tutti gli eserciti del mondo, trofei di Lepanto, di San Quintino, della guerra d’indipendenza, delle guerre d’Affrica, di Cuba, del Messico; in ogni parte è una profusione di insegne gloriose, di armi illustri, di meravigliosi lavori d’arte, di effigie, di emblemi, di nomi immortali. Non si sa di dove cominciare ad ammirare; si corre, sulle prime, di qua e di là, guardando tutto e non vedendo nulla, e si è stanchi prima di aver cominciato. Nel mezzo della sala sono le armature equestri; cavalli e cava-