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140 | madrid. |
mandare come mai un popolo tanto infatuato della musica, da averne bisogno, sto per dire, come dell’aria che respira, non abbia dato all’arte alcun grande maestro. Gli Spagnuoli non se ne sanno dar pace!
Ci sarebbe da imbrattar molta carta, a voler descrivere di Madrid i grandi sobborghi, le porte, i passeggi fuor della città, le piazze, le strade storiche; e cui piacesse non ommetter nulla, gli splendidi caffè: l'Imperial nella piazza della Puerta del Sol, il Fornos nella strada Alcalà, due vastissime sale, nelle quali, tolti i tavolini, potrebbe far gli esercizi uno squadrone di cavalleria; e gli altri innumerevoli che si trovano a ogni passo, in cui danzerebbero comodamente cento coppie di ballerini; le botteghe sfarzose che occupan tutto il pian terreno di vasti edifizi, tra le quali i grandi negozi di tabacchi di Avana, luogo di ritrovo dei signoroni, pieni di tanti sigari piccolissimi, grossi, enormi, tondi, piatti, puntati, fatti a serpe, ad arco, a uncino, d’ogni forma, d’ogni gusto e d’ogni prezzo, da contentare la più matta fantasia di fumatore, e ubbriacare tutta la popolazione d’una città; gli spaziosi mercati, le caserme da corpo d’esercito, il gran palazzo reale, in cui il Quirinale ed il Pitti si potrebbero nascondere senza timore di farsi scorgere; la gran strada di Atocha che attraversa la città, l’immenso giardino del Buen retiro, col suo gran lago, coi suoi poggi incoronati di chioschi, coi suoi mille uccelli pellegrini... Ma più d’ogni altra cosa meritano attenzione