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V.
Era giorno, quando uno dei miei vicini mi gridò nell’orecchio: “Caballero!” — “Siamo a Madrid?” domandai svegliandomi. “Non ancora” mi rispose “ma guardi!” Mi voltai verso la campagna e vidi lontano un mezzo miglio, alle falde d’un alto monte, il convento dell’Escuriale, illuminato dai primi raggi del sole. Le plus grand tas de granit qui existe sur la terre, come lo chiamò un viaggiatore illustre, non mi parve, a primo aspetto, quell’immenso edifizio che il popolo spagnuolo considera come l’ottava meraviglia della terra. Nondimeno misi fuori il mio: — Oh! — come altri viaggiatori che lo vedevano per la prima volta, riserbando tutta la mia ammirazione al giorno che l’avrei visto da vicino. Dall’Escurial a Madrid la strada ferrata attraversa una pianura arida, che rammenta quella di Roma. “Non ha mai veduto Madrid, lei?” mi domandò il vicino. — Risposi che no. — “Parece imposible!” esclamò il buon Spagnuolo, e mi guardò