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poco, quella dove nacque don José Zorilla, uno dei più valenti poeti spagnuoli di questi tempi, vivo tuttora, da non confondersi, come fanno molti in Italia, collo Zorilla capo del partito radicale; benchè della poesia in testa ce n'abbia anche questi, e la sparga a larga mano ne' discorsi politici, con rinforzo di alte grida e di gesti furiosi. Don José Zorilla è nella letteratura spagnuola, a parer mio, un po' più di quello che nell'italiana è il Prati, col quale ha molti tratti di somiglianza: il sentimento religioso, la passione, la fecondità, la spontaneità, e un non so che di vago e di ardito, che scalda le fantasie giovanili; e un modo di leggere, a quello che si dice, risonante e solenne, benchè leggermente monotono, del quale molti spagnuoli vanno matti. La forma, direi che l'ha più corretta il poeta spagnuolo; prolissi un po' l'uno e l'altro; in tutti e due un barlume di grande poeta. Ammirabili, sovra ogni altra opera dello Zorilla, I cantos del Trovador, racconti e leggende, pieni di versi d'amore dolcissimi e di descrizioni d'un'evidenza impareggiabile. Scrisse anco pel teatro: e il suo Don Juan Tenorio, dramma fantastico, in versi ottonari a rime, è una delle più popolari opere drammatiche della Spagna. Si rappresenta ogni anno il giorno dei morti, con grande apparato, e vi accorre il popolo come a una festa. Alcuni tratti di lirica sparsi nel dramma, corrono per le bocche di tutti; e in special modo la dichiarazione d'amore di Don Giovanni all'amante rapita, che è quanto di più soave, di più tenero, di più ar-