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valladolid. | 109 |
se bisogna proprio viaggiare per sentirne delle nuove! Io avevo la guida, la guida l'hanno i forestieri, i forestieri fanno la limosina, dunque io dovevo far la limosina a lui; tutto questo ragionamento sottinteso invece di dire: — Ho fame. — Mi piacque la speciosità del trovato, e misi nella mano del profondo ragazzo i pochi cuartos che mi trovai nelle tasche.
Svoltando in una strada accanto, vidi la facciata del Collegio domenicano di San Gregorio, pure gotica, e più grandiosa e più ricca di quella di San Paolo. Poi, di strada in strada, giunsi fino alla piazza della Cattedrale. Nel punto che sbocco nella piazza, incontro una spagnolina graziosissima, alla quale si sarebbero potuti applicare quei due versi dell'Espronceda:
«Y que yo la he de querer |
o il nostro «non era l'andar suo cosa mortale» che è la grazia suprema delle donne spagnuole. Aveva nell'andatura quei mille sfuggevoli guizzi e mollissimi ondeggiamenti, che l'occhio non iscorge a uno a uno, nè la memoria ritiene, nè la parola esprime; ma che formano tutti insieme quello che ha di più seducentemente femminino la donna. Qui mi trovai in un imbarazzo; vedevo in fondo alla piazza la gran mole della Cattedrale, e la curiosità mi stimolava a guardare la mole; vedevo, pochi passi davanti a me, quella personcina, e una curiosità non meno viva mi costringeva a guardare la personcina; e non