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volío delle feste per la nascita di Filippo IV, dall'arrivo dell'Ammiraglio inglese col corteo dei seicento cavalieri fino all'ultimo banchetto dai famosi mille e duecento piatti di carne, senza contare i non serviti, per dirla colla tradizion popolare. Arrivai di notte, scesi al primo albergo e m'addormentai col pensiero delizioso che mi sarei svegliato in una città sconosciuta.

E lo svegliarsi in una città sconosciuta, quando ci si è andati per elezione, è infatti un piacere vivissimo. Quel pensare che dal momento che uscirete di casa fino a quando ci tornerete la notte, non farete che passare di curiosità in curiosità, e di soddisfazione in soddisfazione; che tutto quello che vedrete vi riuscirà nuovo, e che ad ogni passo imparerete qualcosa, e che ogni cosa vi s'imprimerà nella memoria per tutta la vita; che sarete tutta la giornata libero come l'aria e allegro come un uccello, senza un pensiero al mondo, fuor di quello di divertirvi; che divertendovi, gioverete nello stesso punto alla salute del corpo, dell'animo e dell'intelletto; che il termine, finalmente, di tutti questi piaceri, invece di avere per voi qualcosa di malinconico come la sera dei dì di festa, non sarà che il principio d'un'altra serie di diletti, che vi accompagnerà da quella città ad un'altra, da questa a una terza, e via via, per uno spazio di tempo al quale la vostra fantasia si compiace di non assegnare confini; tutti questi pensieri, dico, che vi si affacciano alla mente in folla, nel punto che aprite gli occhi, vi danno