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burgos. 95

— Sollevami. — La cattedrale di Burgos non è trista come quasi tutte le altre di Spagna; m'aveva rasserenato l'animo, e disposto quietamente ai pensieri religiosi. Uscii ripetendo a fior di labbra, quasi senza accorgermene: — Sollevami; — mi voltai a guardar ancora una volta le ardite guglie e gli svelti campanili, e fantasticando mi diressi verso il centro della città.

Svoltando a una cantonata, mi trovai dinanzi a una bottega, che mi fece rabbrividire. Ce n'è di uguali a Barcellona e a Saragozza, e in tutte le altre città della Spagna; ma non so come, non ne avevo mai viste. Era una bottega ampia, pulita, con due stupende vetrine a destra e sinistra della porta; sulla soglia, una donnina sorridente, che faceva la calza, e un ragazzo, in fondo, che giocava. Eppure, guardando quella bottega, l'uomo più freddo avrebbe sentito una stretta al cuore, l'uomo più allegro si sarebbe turbato. Ve la do in mille a indovinare. Nelle vetrine, dietro i battenti della porta, lungo le pareti, e su, fin quasi al soffitto, l'una sull'altra, in bell'ordine, come ceste di frutta, quali coperte di un bel velo ricamato, quali infiorate, dorate, scolpite, dipinte, v'eran tante casse da morto. Dentro, le casse per gli uomini; fuori, quelle pei bambini. Una delle vetrine combaciava dalla parte esterna con la vetrina d'una bottega da salumaio, in modo che le casse toccavan quasi le uova e i formaggi; e si poteva dare benissimo che un cittadino frettoloso,