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312 ricordi di parigi.


-chetto di parole che fa sorridere cinque grulli, rialza la fronte sfolgorante di gloria e di gioia, e se ne va beato per una settimana! E poi questa mania universale di faire de l’esprit che castra il pensiero, che fa dir tante goffaggini, e sacrificare così spesso la ragione, la dignità e l’amicizia a un succès di cinque minuti, è come un velo continuamente sventolato davanti al pensiero, che intorbida la vista delle anime. Potete mai sapere che cosa rimpiatti un uomo dietro quello scherzo eterno? Ma ci son ben altri veli tra il Parigino e voi. Il Parigino «della buona società» sembra un uomo, come suol dirsi, alla mano; ma non lo è affatto. E raro che proviate con lui il piacere d’una conversazione famigliarissima e liberissima. Preoccupato, com’è sempre, dal pensiero di essere un oggetto di curiosità e di studio per lo straniero, sta in guardia, regola il gesto e il sorriso, studia l’inflessione della voce, pensa continuamente a giustificare l’ammirazione che presuppone in voi, e ha sempre un po’ della civetteria