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270 ricordi di parigi.


fa capire immediatamente che è un imbecille; — difetto, — dice, — che gli chiuderà sempre tutte le porte. Ma a lui non importa d’essere amato. Egli considera il pubblico come il suo nemico naturale. Che serve accarezzarlo? È una mala bestia che risponde alle carezze coi morsi. Tanto vale mostrargli i denti e fargli vedere che non sono meno forti dei suoi. Latri a sua posta, purché ci segua. Eppure s’ingannano quelli che argomentano da questa sua asprezza di carattere ch’egli non abbia cuore. Tutti i suoi amici intimi lo affermano. In casa, colla sua famiglia, è un altro Zola; ha pochi amici, ma li ama fortemente; non è espansivo, ma servizievole. E scrive delle lettere piene di sentimento. Ha un cuore affettuoso, sotto una corazza d’acciaio.

Spiegò poi meglio il concetto che ha del pubblico, parlando della vendita dei libri a Parigi.

— Qui non si fa nulla, — disse, smettendo per la prima volta il pugnale, ma riafferrandolo