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258 ricordi di parigi.


lavoro. E mi ci metto tranquillamente, metodicamente, coll’orario alla mano, come un muratore. Scrivo ogni giorno quel tanto; tre pagine di stampa; non una riga di più, e la mattina solamente. Scrivo quasi senza correggere perchè son mesi che rumino tutto, e appena scritto, metto le pagine da parte, e non le rivedo più che stampate. E posso calcolare infallibilmente il giorno che finirò. Ho impiegato sei mesi a scrivere Une page d’Amour; un anno a scriver l’Assommoir.

— L’Assommoir, — soggiunse poi, dando un colpo della mano aperta sul manico del pugnale, — è stato la mia tortura. È quello che m’ha fatto penare di più per mettere insieme i pochissimi fatti su cui si regge. Avevo in mente di fare un romanzo sull’alcoolismo. Non sapevo altro. Avevo preso un monte di note sugli effetti dell’abuso dei liquori. Avevo fissato di far morire un beone della morte di cui muore Coupeau. Non sapevo però chi sarebbe stato la vittima, e