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22 ricordi di parigi.


mento completo da contentare l’uomo «più scrupolosamente elegante» per otto lire e cinquanta centesimi, un numero del Journal des abrutis con un articolo a doppio taglio sull’ esposizione delle vacche, un gabinetto per gli esperimenti del fonografo, e un bottegaio che dà il volo a un nuvolo di farfalle di penna per adescare i bimbi che passano. A ogni tratto vedete schierate tutte le faccie illustri della Francia. Non c’è città che in questo genere d’esposizione eguagli Parigi. L’Hugo, l’Augier, mademoiselle Judic, il Littré, il Coquelin, il Dufaure, il Daudet, sono in tutt’i buchi. Incontrate dei visi d’amici da tutte le parti. E nessuna impressione, neanche dei luoghi, è veramente nuova. Parigi non si vede mai per la prima volta; si rivede. Non ricorda nessuna città italiana; eppure non par straniera, tanto vi si ritrovano fitte le reminiscenze della nostra vita intellettuale. Un amico vi dice: — Ecco la casa del Sardou, ecco il palazzo del Gambetta, ecco le finestre del Dumas, ecco l’ufficio del Figaro — e