in gran parte il suo stile, solido, sempre stretto al pensiero, pieno d’artifizi ingegnosissimi, accortamente nascosti sotto un certo andamento uniforme, padroneggiato sempre dallo scrittore, stupendamente imitativo dei movimenti e dei suoni, risoluto ed armonico, che par accompagnato dal picchio cadenzato d’un pugno di ferro sul tavolino, e in cui si sente il respiro largo e tranquillo d’un giovane poderoso. La forza, infatti, è la dote preminente dello Zola, e chiunque voglia definirlo dice per prima cosa: — È potente. Ognuno dei suoi romanzi è un grand tour de force, un peso enorme ch’egli solleva lentamente e rimette lentamente per terra, facendo quanto è in lui per dissimulare lo sforzo. Letta l’ultima pagina, vien fatto di dire: — Hein? quelle poigne! — come quei tre beoni dell’ Assommoir, a proposito del marchese che aveva steso in terra tre facchini a colpi di testa nel ventre. Ed è strana veramente l’apparizione di questo romanziere in maniche di camicia, dal petto ir-