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emilio zola. 229


in gran parte il suo stile, solido, sempre stretto al pensiero, pieno d’artifizi ingegnosissimi, accortamente nascosti sotto un certo andamento uniforme, padroneggiato sempre dallo scrittore, stupendamente imitativo dei movimenti e dei suoni, risoluto ed armonico, che par accompagnato dal picchio cadenzato d’un pugno di ferro sul tavolino, e in cui si sente il respiro largo e tranquillo d’un giovane poderoso. La forza, infatti, è la dote preminente dello Zola, e chiunque voglia definirlo dice per prima cosa: — È potente. Ognuno dei suoi romanzi è un grand tour de force, un peso enorme ch’egli solleva lentamente e rimette lentamente per terra, facendo quanto è in lui per dissimulare lo sforzo. Letta l’ultima pagina, vien fatto di dire: — Hein? quelle poigne! — come quei tre beoni dell’ Assommoir, a proposito del marchese che aveva steso in terra tre facchini a colpi di testa nel ventre. Ed è strana veramente l’apparizione di questo romanziere in maniche di camicia, dal petto ir-