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vittor hugo. 199


a te, per aria; che voce senti, che ti parla nell’orecchio quando crei? Che cosa fai nella tua stanza, quando ti splende alla mente una di quelle grandi idee che fanno il giro della terra, e quando ti sgorga dalla penna uno di quei versi che vanno al cuore come un colpo di pugnale o come il grido d’un angelo? Dove l’hai conosciuta la tua Rose della vieille du Printemps che mi ha fatto sospirare per un anno? Di dove t’è uscito quello spaventoso Mazzeppa, di cui vedo perpetuamente la fuga? Come l’hai sognata la Fidanzata del Timballiere? Di dove l’hai cavato Quasimodo? Rivelami dunque uno dei tuoi mille segreti. Parlami di Fantina, parlami del Petit roi de Galice, dimmi qualche cosa del marchese di Lantenac, spiegami come t’è apparso lo spettro che t’ispirò quella spietata pioggia di sangue sulla testa del parricida Kanut, e quell’orribile occhio di fuoco che insegue Caino; dimmi in che parte dell’inferno hai scovato l’amore del prete Claudio e in che parte del cielo hai visto il viso