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vittor hugo. 179


-geriva nell’orecchio, rapidamente, delle parole ardenti, che io ripetevo colla voce tremante e sonora, provando una immensa dolcezza nel cuore, e vedendo davanti a me, in confuso, una testa bianca che mi pareva enorme, e due pupille fisse nelle mie che pigliavano a grado a grado una espressione di curiosità e di benevolenza. Tutt’a un tratto tacqui, come se una mano mi avesse afferrato alla gola e restai col respiro sospeso.

Allora la mia affettuosa ammirazione di venti anni, la costanza del mio ardente desiderio, le mie trepidazioni di quel giorno, le mie inquietudini dei giorni innanzi, i miei terrori di fanciullo, le mie veglie di giovanetto, le mie febbri di uomo, le mie umiliazioni di scrittore ebbero un grande compenso.

La mano che scrisse Nôtre Dame e la Lègende des siécles strinse la mia.

E subito dopo provai un secondo sentimento, forse più dolce del primo.

La mano sinistra del grande poeta raggiunse